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L’olivo, da sempre una delle colture più rinomate della nostra regione, rappresenta per Venafro una delle massime espressioni per ciò che concerne sia l’agricoltura che le produzioni tipiche e di qualità.

Da questa particolarissima pianta se ne trae quel nettare che, sin dai tempi dei Romani, era vanto dell’area venafrana, citata dai maggiori scrittori e cronisti di quel tempo.

In tanti hanno scritto delle olive e dell’olio “liciniano”, termine, quest’ultimo, usato per sublimarne le qualità.
In quel tempo Venafro, con i suoi olivi ed il suo olio, dettava le regole nel campo dell’olivicoltura, della trasformazione delle olive e della commercializzazione del prodotto.

L’olivo e l’olio, quindi, da secoli rappresentano un motivo di vanto dell’agricoltura venafrana. Un motivo di vanto che, però, nei secoli non è mai stato adeguatamente sfruttato, ne tanto meno protetto dalle insorgenze di quei fenomeni “non spontanei” che spesso ne hanno messo a repentaglio l’esistenza. Ultimi gli episodi dell’estate 2007 che hanno visto una consistente parte del territorio montano di Venafro andare distrutto a causa degli incendi dolosi che hanno interessato, devastandone una parte consistente, i Monti Corno e Santa Croce.

Questi ultimi fatti, legati alla necessità di dare maggior risalto ad una delle produzioni più antiche e rinomate dell’agricoltura venafrana, fanno sì che il Parco diviene elemento startegico per salvaguardare l’olivo e l’olio venafrano, tutelando quanto è rimasto di quello straordinario patrimonio ambientale, culturale ed umano, riaffermando inoltre un’identità storica che pochissime comunità nel bacino del Mediterraneo possono vantare.

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